Buongiorno sono Ferdinand, servizio commerciale di fscc

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Carta d’identità Minio Marica

Posted by Marica Minio on 11:24

Marica Minio nasce digitalmente all’età di sei anni,nel lontano 1993, quando i suoi genitori pensano di stimolarla, in senso conoscitivo, con l’acquisto di un computer (MS-DOS) e di una enciclopedia in floppy per bambini. Piccola e esile riuscirà a farsi le ossa trascinando per casa la suddetta enciclopedia costituita da una valigia contente circa 500 floppy. L’esperienza  MS-DOS non fu delle migliori, ma suscitò in lei un crescente amore per arkanoid. Seguirono l’acquisto di più console di videogiochi ma la svolta decisiva arriverà nel dicembre 1997 con l’acquisto della nascente Play Station. L’evento creerà in lei un atteggiamento leopardiano di rifiuto del mondo costringendola a ritirarsi sempre più nell’opera di Tomb Raider. L’anno successivo inizia un lungo pellegrinaggio, cui seguirà una crisi mistica che spingerà all’acquisto di un nuovo pc, finalmente un windows  ‘98. Nel 1999 l’acquisto del primo cellulare di ultima generazione, dal peso di oltre 20 kg le fa rimpiangere la vecchia enciclopedia. La dipendenza dall’oggetto in questione sarà in continua crescita, con quantità di sms sempre superiori. Comincia così a prendere confidenza con il linguaggio sms “cm; xkè; qnd; cmq” sono solo alcuni dei modi di scrivere che la porteranno ad una grave confusione negli studi classici. Dal 2001 cominceranno le esperienze on-line. Si tratterà di un periodo duro, la sua personalità già scossa subirà ulteriori crolli nervosi a causa dell’attesa della  56kb. Nel 2004 crea il suo primo indirizzo di posta. Ma sarà solo nel lontano 2006 che potrà finalmente avviarsi ad un’attività seria e ben gestita grazie all’ADSL e all’acquisto di un pc portatile. Creerà il suo contatto msn e scoprirà a breve badoo per poi cancellarlo immediatamente. Nascerà il suo primo space che la impegnerà in ricerche di primo ordine tra sfondi e scritte glitterate. Nel  2007 aderirà all’orientamento “orfeiano”( esercitazione di informatica 1) dopo un lungo atteggiamento di rifiuto la tendenza dello smil prenderà il sopravvento in maniera definitiva. L’orfeianesimo la porterà ad una conoscenza sempre più approfondita del linguaggio html e dei mezzi di google. Nel 2009 l’esordio su Elleboro crearà uno scompenso considerevole nelle sua formazione. Ignorante, oca, gallina, presuntuosa saranno solo alcune delle dolci parole che il panorama intellettuale e interattivo le riserverà. Ormai dedita alla rinuncia compirà in un contesto così arduo la sua rinascita digitale che la vede ancora interattivamente impegnata.


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MA IL GIORNALISMO…..???! di Pasquale Bellusci

Posted by Marica Minio on 04:29
Il mio bilancio di questi primi due anni nel nostro corso di Laurea (FSCC) non è proprio rose e fiori! Io, come la maggior parte dei miei colleghi, iscrivendomi a “FILOSOFIA E SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELLA CONOSCENZA”, non avrei mai potuto immaginare che l’indirizzo,forse,più famoso nel nostro Paese per gli sbocchi che può dare nel campo del giornalismo, avrebbe potuto trascurare così in modo evidente il “mondo dell’informazione”. Sono ben conscio dell’importanza dei pensieri dei vari Saussure, Arendt ecc. Ma la domanda che mi pongo ogni istante da quando sono entrato in FSCC, é perché quei pochissimi corsi (la maggior parte seminari) riguardanti il giornalismo non usufruiscano di una maggiore disponibilità di ore di lezione!!? Può valere un semplice esame di Storia dell’Arte (con tutto rispetto per questa materia) più CFU rispetto ad un esame riguardante la stampa, in un corso di Laurea come il nostro???? La mia speranza è che una volta uscito dall’Università, riuscirò a rispondere a questa domanda, perché se così sarà, vorrà dire che non si è trattato di tempo perso!!!!

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Ryle:manuale d'istruzioni.

Posted by Marica Minio on 03:45
Il problema stesso che affligge tutti noi, nell'incapacità di trovare un punto di connessione tra concetti e agire concreto, è affrontato e superato in maniera mirabile da Gilbert Ryle nell'opera "IL CONCETTO DI MENTE".
Ryle dimostra chiaramente l'errore del sistema cartesiano, nella tradizionale distinzione tra mondo fisico e mentale, superando così il dualismo senza tuttavia arrivare al riduzionismo nè essere costretto ad ammettere l'idea di anima.
Questo gli permette di sostenere che conosciamo veramente qualcosa solo quando sappiamo fare uso di questo sapere.Ryle e la sua "teoria" diventano allora per noi un vero e proprio:"MANUALE D'ISTRUZIONI".

"Essere intelligenti non vuol dire semplicemente soddisfare certi criteri, bensì applicarli; vuol dire regolare le proprie azioni, non semplicemente compierle in maniera regolare. Si dice che una persona aggisce accuratamente o con abilità quando, nel compiere l'azione, è pronta a rilevare e correggere gli errori, a ripetere e migliorare in base ai successi riportati, a trarre vantaggio dall'esempio altrui, e così via."


"..la leggenda intellettualistica è falsa..quando diciamo che una certa attività è stata intelligente, ciò non implica una doppia operazione, un'operazione costruita prima dall'esame e poi dall'esecuzione dell'azione."

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Freud e le agenzie pubblicitarie di Mariuccia Devuono

Posted by Marica Minio on 02:43
Prima di passare agli esempi avrei un suggerimento: perchè non partire dall'introduzione del libro di Freud? Se lo leggiamo con attenzione è semplice cogliere i riferimenti che fa Fabiola al mondo del giornalismo ma soprattutto penso a quello della pubblicità.
Gli elementi che Freud seleziona leggendo gli altri autori,
come caratteristiche proprie del MOTTO DI SPIRITO sono:
l'ACCOSTAMENTO DI ELEMENTI DISTINTI, cioè due fatti, due proprietà che non sembrano avere nulla a che vedere nel motto sono avvicinati l'uno all'altro in maniera inaspettata;
vi è un EFFETTO DI STUPORE ED ILLUMINAZIONE, cioè in un primo momento di fronte a questa azione innovativa, che è la battuta di spirito, restiamo stupiti, non capiamo, subito dopo invece ci appare chiaro, e quindi vi è un effetto di illuminazione;
terzo elemento è l'ESSENZIALE CONCISIONE, sembra che quello che si dice venga detto con poche parole.
In uno spot pubblicitario c'è tutto questo.
Se Hannah Arendt Marica la vede perfetta nel tenere corsi ai call-center, per me
Freud sarebbe perfetto nel tenere corsi all'interno di agenzie pubblicitarie!!

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Cos'è un motto? di Fabiola

Posted by Marica Minio on 02:42
Prima di tutto vediamo cos'è un motto: è un'azione linguistica; è un'azione innovativa, in quanto di crea; è un'azione pubblica. Il motto è quindi prima di tutto azione, è un parla-agire al cospetto degli altri ed è per questo motivo che mi è saltato in mente di associarlo alla teoria e pratica di cui parlava Marica. In fondo noi comunicatori lavoriamo (o dovremmo lavorare)con le parole e soprattutto al cospetto degli altri. Penso che sia proprio la suddivisione dei motti, fatta da Freud nel suo stesso libro e le relative regole per la creazione del motto, ad essere di fondamentale importanza per capire quanto sia pratico e di grande ausilio in lavori ad esempio nel mondo del giornalismo ed in quello della pubblicità. Mi metterò alla ricerca di qualche motto esemplificativo per sviluppare ulteriormente il mio discorso.

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Quando Saussure vende al telefono.

Posted by Marica Minio on 04:28

Filosofia e Scienze della Comunicazione e della Conoscenza: significa chiedersi il perché di tanta astrazione, di tanto teorizzare, proprio in quel mondo che vive solo in atto, che trova senso solo ed esclusivamente nel momento in cui diventa realtà, “vita activa”.

Si può dare un senso a tutto, si può trovare la chiave di lettura di un edificio così complesso e, apparentemente, ingarbugliato.

Come? Scendendo nel mondo, in quello vero, entrando nello spazio della comunicazione pura.

Dove si trova? Beh molto più vicino di quanto si possa credere. La comunicazione con la C maiuscola vive, in modo sconvolgente e coinvolgente, nei CALL CENTER. Tutto potrà sembrarvi banale e assurdo, frutto di un delirio da alcool magari,  invece la mia proposta è: provare per credere.

All’inizio della mia esperienza ero scettica, poco convinta e pure scocciata. Io amante della filosofia, figlia illegittima di Saussure che ci faccio in  un grande capannone tra tutta questa gente che sembra uscita dall’ultimo film assurdo della Walt Disney? Dopo questo senso di rifiuto che, lo ammetto  nasce del mio ego filosoficamente smisurato, trovo il seme della vita. 


Una ventina di compagni d’avventura per un corso di formazione lampo. 

Tema del primo giorno: come comunicare, come entrare nel privato di un cliente in modo poco invadente ma col mordente adatto ecc..ecc.. Qui do un senso a tutto quando sento la frase magica: 

“Ogni telefonata è unica, ogni modo di dire:
-pronto, buonasera sono XXX la chiamo per conto del servizio commerciale di XXX
- è originale, non si riproporrà mai nello stesso modo” 


qui mi illumino. La mia mente rievoca i residui saussuriani che ancora permangono, comincio ad entrare anch’io nella “follia” del prof. Gambarara.  
“ L’esecuzione è sempre individuale, l’individuo non è sempre il padrone; noi la chiameremo parole.” Ecco che quel Saussure tanto citato trova subito un senso, prende vita, si rivolta nella tomba.  Ma siamo solo all’inizio. Il corso scivola velocemente verso il punto focale. Non bisogna mia dimenticare che dobbiamo vendere qualcosa al cliente, se un servizio o una batteria di pentole poco importa, l’importante è essere flessibili, adattarsi al  cliente, capire al volo cosa proporre ma soprattutto come proporlo. 

“Noi parliamo al telefono, non  vediamo il cliente in faccia, non possiamo far leva sugli elementi che la comunicazione non verbale mette a nostra disposizione, al telefono possiamo fare affidamento solo sulla comunicazione paraverbale.” 

Comincio a sentirmi veramente a casa. 

“ il corretto utilizzo della voce è, nel nostro campo, di primaria importanza, non possiamo farne a meno.” 

Penso subito al feedback del modello classico della comunicazione, anche al telefono è fondamentale. L’argomento entra nel vivo e comincio a scoprire un mondo nuovo, nel quale mi sento perfettamente e mio agio. 

Qui scopro come funziona una telefona. I momenti chela costituiscono, incastrandosi perfettamente sempre con mobilità assoluta, sono 
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Apertura: ossia l’entrata in casa del cliente, è un momento decisivo, se in questa fase iniziale, infatti, si riesce a catturare l’attenzione del fruitore del nostro messaggio abbiamo centrato il punto, compiuto un passo considerevole.

Da qui si possa poi all’Intervista: quel momento in cui è necessario porre delle domande al cliente per capire quale esigenze sono per lui prioritarie, a questo punto è conveniente preferire le domande aperte che  permettono di stabilire un relazione col cliente e fanno in modo che quasi involontariamente ci fornisca una serie di informazioni che saranno preziose. E’ proprio su queste basi che l’Argomentazione costruisce il suo edifico: raccolte, infatti, quelle notizie di cui avevamo bisogno è i momento adatto per proporre al cliente il prodotto. 

Entra in campo, a questo punto, il metodo che NE CAVA. Ossia NEcessità, CAratteristiche e VAntaggi. E’ secondo questo ordine che coinvolgiamo il cliente, dimostrandogli che non può fare a meno di quello che gli proponiamo, che ne ha bisogno e che non potrà trarne che vantaggi considerevoli. 
Secondo tale modalità il cliente con razionalità e lucidità segue il nostro discorso per scoprire che lo condivide e acquisire la consapevolezza che in realtà non mai fatto caso ai costi troppo elevati o alla necessità di una batteria di pentole col fondo di 6 cm. Ovviamente le cose non vanno, generalmente cose  “lisce” .
Il cliente avrà ovviamente qualcosa di cui lamentarsi, che non lo convince fino infondo, il buon venditore(comunicatore) deve, ovviamente, trasformare le obiezioni del cliente in note positive del prodotto che pubblicizza. 

Superata così brillantemente la quarte fase, quella delle 
obiezioni appunto, il gioco è fatto. 
Ci si avvia così alla 
Chiusura o meglio al raggiungimento dell’accordo con il cliente.

Ecco cosa si impara in tre giorni di formazione per un call center outbound


La cosa bella di questa esperienza è che, non solo ho visto come vanno le cose in un ambiente professionale della comunicazione, ma che mi sono venuti una serie di dubbi. Tra i tanti una questione, in particolare, comincia a martellarmi la testa: le telefonate sono performativi? Se la definizione di performativo sia:” qualcosa che non può essere compiuto se non con l’uso delle parole” allora ogni “pronto” è un performativo. Su questo punto comincio ad essere confusa e vorrei chiedere a voi di aiutarmi ad uscire dal labirinto linguistico nel quale sto camminando alla cieca.

 


Vorrei concludere facendo riferimento al blog già aperto su elleboro dove si parla dei call center e si fa esplicito riferimento all’incompetenza di alcuni operatori o all’insistenza. 

Per quando riguarda la prima questione  (l'incompetenza) credo che sia dovuta al fatto che questi corsi di formazione sono lampo,è vero, ma non mal fatti. Purtroppo vengono fornite delle pillole, cioè un sapere compresso, coloro che come noi hanno già una base a cui agganciarlo e fare riferimento, trovano in questo sapere un senso forte e profondo. 
Coloro che ovviamente non dispongono di questi mezzi finiscono per diventare automi con cuffia e microfono che cercano di vendere qualcosa che loro non prenderebbero nemmeno i regalo. 
Il secondo punto( l’insistenza) beh credo che noi meglio di altri dovremmo sapere che non è insistenza o disturbo ma solo New Economy.

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